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La “Madonna dell’Alto”, il gioiello salentino dal passato oscuro

Fra i (molti) meriti delle giornate Fai di primavera c’è senz’altro quello di far scoprire e riscoprire, ogni anno, piccole grandi perle di valore storico e artistico di ogni territorio italiano, e naturalmente il Salento non fa eccezione. Particolarmente apprezzata dai visitatori per questa edizione (come anche riportato dal Quotidiano di Puglia) la chiesa della Madonna dell’Alto, a Campi Salentina, nel nord Salento, immersa nella campagna in cima alla collina di Sant’Elia, nei pressi della strada interponderale dell’antica Masseria Pizzuti.

Un luogo di culto antichissimo, di cui si ignora l’epoca di fondazione per mancanza di documenti, ma che certamente venne ricostruito tra la fine del XII e la prima metà del XVII secolo, quando assunse l’aspetto attuale. La cappella presenta una facciata semplice seppur impreziosita dallo splendido rosone, e originariamente custodiva un dipinto della Vergine col Bambino, in atto di succhiare il latte da una mammella della Madre, oggi conservato nella sagrestia della Collegiata Santa Maria delle Grazie.
Un luogo impervio, dal fascino magico, che nella sua storia più recente dovette subire, oltre a ripetuti atti di vandalismo, anche ben tenebrose attenzioni: a cavallo degli anni ottanta e novanta pare infatti che nella cappella si tenessero i riti di affiliazione della mafia pugliese, la Sacra Corona Unita.

Le benemerite giornate del Fai accendono i riflettori su luoghi spesso dimenticati dalle istituzioni e degni di essere recuperati in pieno, noi consigliamo una visita a tutti i turisti: la fatica di affrontare la collina sarà degnamente ricompensata da uno spettacolo davvero meritevole.

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